mercoledì 2 marzo 2011

Francamente, non capisco

Francamente, non capisco

Francamente non capisco i commenti che la gente lascia alle recensioni dei film.

Prendo ad esempio questa recensione di Black Swan scritta da Elisa Battistini su Il Fatto Quotidiano. Metà dei commentatori sono lì a dire “mi piace” e a replicare con sarcasmo ad una recensione negativa. Il che è fastidioso, perché vorrei scorrere i commenti per trovare altre informazioni ed opinioni e trovo invece una lunga serie di +1 e -1.

Che senso ha? Per dire “mi piace” c'è facebook; aprilo e fai sapere a tutti i tuoi amici che un film ti è piaciuto. Al resto del mondo, dei tuoi gusti cinematografici non frega niente, con rispetto parlando.

Una recensione non deve dire mi piace / non mi piace. Deve farti capire meglio il film, se l'hai visto, o farti capire se vale la pena di vederlo. E per farlo, deve analizzare il film e argomentare la sua critica o il suo elogio. Perché anche dei gusti del recensore mi frega ben poco, ma mi interessa invece capire dal tipo di analisi e di ragionamento che fa, se il film potrebbe incontrare i miei di gusti. Gli argomenti portati in una recensione sono la parte importante, non il giudizio finale.

Quindi, se volete commentare, fatelo e controargomentate e spiegate il vostro punto di vista. Sennó c'è facebook.

Posted via email from Aliena(ta)Mente

No comment

No comment

Stamattina, su Rai Due, al giornale radio intervistano Jovanotti in occasione dell'uscita del ultimo disco:

  • Giornalista: Sulla copertina di questo disco, sul tuo volto c'è una strana costellazione… una navetta infantile

  • Jovanotti: È una barchetta!

Posted via email from Aliena(ta)Mente

martedì 20 novembre 2007

Aridatece li testimoni de Geova!

Una, due volte alla settimana. Anche il Sabato mattina. Suonano alla porta, a volte insistono. Non se ne vogliono andare. Se gli dici che non ti interessa, rilanciano.

— “Siamo qui per il telefono.”

— “Forse avete sbagliato campanello? Il mio funziona benissimo.”

— “Ma è un'offerta speciale: con *** il telefono le costa solo
***€ al mese!”

— “Grazie, ce l'ho già e non voglio cambiare.”

— “E l'ADSL? Quanto le costa l'ADSL? Con noi potrebbe avere telefono e ADSL a solo ***€ al mese!”

— “No grazie, ho già l'ADSL con Livecom, ho fatto una scelta etica e non voglio cambiare.”

— “Ma quanto spende per l'ADSL? Con noi costa solo ***€ al mese!”

— “No, grazie, non mi interessa. Ce l'ho già. E ho fatto una scelta etica prima che economica.”

— “Ma noi le diamo anche la carta di credito!”

— “Ce l'ho già, non mi interessa. Grazie. Buona giornata.”

— “Ma quanto spende per l'ADSL? Guardi che con noi costa solo ***€ al mese!”

—“ Aaaarrggghhh!!! Aridateme li testimoni de Ggeova!!!

sabato 20 ottobre 2007

Anni marginali

Dimentico la radio accese, e mi risveglio ascoltando Uomini e Profeti su Rai Radio 3.

Quando ricomincio a comprendere le voci, la trasmissione è già avviata alla fine e si tirano le conclusioni; mi colpiscono le parole con cui Umberto Galimberti conclude e riassume il suo intervento, che pressappoco (riassumo a memoria, e quindi con tuttà probabilità inesattamente) dicono questo: che l'età di maggiore energia e vigore di un individuo, gli anni dai 15 ai 30, vengono sprecati, marginalizzati, nella nostra attuale società. Si è al margine della società perché c'è prima una lunga formazione e un apprendistato infinito, poi l'accoglimento nel mondo del lavoro attraverso lavori precari e saltuari. Dice Galimberti, che i giovani vivono la notte perché non hanno niente da fare nel mondo del giorno.

Questo mi sveglia del tutto, e mi viene in mente un saggio di Paul Graham, che sostiene qualcosa di simile. Graham analizza i meccanismi della popolarità tra nelle scuole americane, a partire dalla propria esperienza di “nerd” continuamente deriso e offeso, e giunge alla conclusione che i meccanismi sociali che si formano nelle scuole dipendono proprio dal fatto che le scuole sono distaccate dalla vita reale. Di più, sono precisamente il modo con cui gli adulti tengono occupati i giovani per non essere disturbati mentre svolgono un lavoro (perdonate la traduzione pedestre e faticosa):

“I teenager avevano un ruolo più attivo nella società. In epoca pre-industriale, erano tutti apprendisti, in un modo o nell'altro, nei negozi, nelle fabbriche, o addirittura sulle nevi da guerra. Non venivano lasciati a creare società loro proprie. Erano membri giovani di società di adulti.

I giovani sembravano aver più rispetto per gli adulti a quei tempi, perché gli adulti erano visibilmente esperti delle competenze che i giovani provavano ad acquisire. Oggi la maggior parte dei ragazzi ha solo una vaga idea di ciò che i genitori fanno nei loro uffici distanti, e non vedono un legame [...] tra lo studio a scuola ed il lavoro che faranno una volta adulti.

E se i giovani avevano più rispetto per gli adulti, gli adulti avevano modo di servirsi dei giovani [...]

Ora gli adulti non sanno che farsene dei giovani. Starebbero tra i piedi in ufficio. Quindi li mollano a scuola, andando al lavoro, quasi come se lasciassero un cane al canile andando via per il week-end.” [1]

Rileggo il resto. E, più lo rileggo, più mi colpiscono i paralleli. Non sono, non possono essere, un caso: due persone diverse ragionano intorno allo stesso aspetto della società con mente analitica, e arrivano a dire cose simili. per esempio, Graham arriva a descrivere l'attitudine degli adolescenti usando la stessa parola, “nichilismo”, che appare nel titolo del saggio di Galimberti.

Possiamo considerarla come una prova che c'è del vero in quello che dicono?

L'analisi di Graham si ferma alla scuola superiore, e visto che è basata sulla sua esperienza personale, considera già gli anni dell'Università come un altro mondo, parte della vita adulta.

Ma qui, dall'altra parte dell'oceano, la società parallela e marginale continua anche dopo.

Ora che ho capito dove sono, qualcuno mi dica come uscirne.

[1]

Da “Why Nerds are unpopular”; il brano originale è poco dopo la metà del saggio, comincia con: “Teenage kids used to have a more active role in society.”