mercoledì 31 gennaio 2007

Professioni Borgesi

È ben noto che Borges attribuì a una certa enciclopedia cinese, la classificazione degli animali in:

  1. appartenenti all'imperatore,
  2. imbalsamati,
  3. addomesticati,
  4. maialini da latte,
  5. sirene,
  6. favolosi,
  7. cani in libertà,
  8. inclusi nella presente classificazione,
  9. che si agitano follemente,
  10. innumerevoli,
  11. disegnati con un pennello finissimo di peli di cammello,
  12. che fanno l'amore,
  13. che da lontano sembrano mosche.

Ieri sera, nel labirinto delle assicurazioni on-line per i ciclomotori, mi sono imbattuto nella seguente esaustiva classificazione delle professioni umane:

  1. agente di commercio
  2. agricoltore
  3. albergatore
  4. architetto
  5. artigiano
  6. attivita' non classificata
  7. avvocato
  8. benestante
  9. casalinga/o
  10. commercialista
  11. commerciante (generico)
  12. dimostratore scientifico
  13. dirigente
  14. docente/insegnante
  15. farmacista
  16. funzionario
  17. geometra
  18. impiegato/quadro
  19. imprenditore (generico)
  20. in cerca di occup.
  21. ingegnere
  22. libero professionista
  23. magistrato
  24. medico
  25. militare o assimilato
  26. notaio
  27. operaio
  28. paramedico
  29. pensionata/o
  30. persone giuridiche
  31. promotore finanziario
  32. rappresentante
  33. religiosa/o
  34. studente
  35. tabaccaio

Borges è vivo, e fa l'assicuratore!

giovedì 25 gennaio 2007

Parole dopo parole

È difficile mettere parole dopo parole.

C'è un'idea, un frammento, un'illuminazione; ma poi bisogna mettere le parole, una dietro l'altra, una dopo l'altra. Bisogna partire dall'inizio, e magari invece il frammento lo si deve collocare alla fine; ha bisogno di un'introduzione, un contesto, di un ambiente.

Tante cose restano lì, nella testa, niente più che abbozzi, complicati e forse impossibili da dire e da comunicare.

È difficile mettere parole dopo parole.

Ai poster l'ardua sentenza...

Gira per Roma questo manifesto della “Sinistra Giovanile” (sic), contro la pena di morte.

Il senso dovrebbe essere, credo, “molla chi [sostiene il] boia”. Ma vedendolo in giro, dagli autobus, passando, non l'ho capito. Mi ci sono dovuto fermare davanti, per decrittarlo.

Cosa volevano dire con l'adattamento dello slogan fascista? Volevano forse sottolineare la loro distanza dalle posizioni della destra, con il ribaltamento delle parole e del senso? Volevano attirare l'attenzione, soprattutto di chi non leggerebbe mai un manifesto della Sinistra Giovanile?

Volevano anche suggerire che il Boia non è altro che un burattino del potere, con l'immagine del pupazzetto di lego incappucciato?

Perplessamente scrivo...

Si vis pacem, para pacem

Trovo scritto all'inizio de “Lo Zen Macrobiotico” [1] di Georges Ohsawa:

«i popoli orientali, soprattuto quelli dell'Estremo Oriente, sono vissuti pacificamente per migliaia di anni fino all'arrivo della civiltà occidentale, così come il Giappone è sempre stato chiamato il paese della longevità e della pace.»

Questo è chiaramente falso: i popoli di Cina e Giappone hanno vissuto guerre devastanti ben prima dell'arrivo degli occidentali sulle loro coste.

Mi sembra significativa, però, questa autorappresentazione: se anche non è storicamente vero che i popoli orientali hanno vissuto nella pace e nella tranquillità, Ohsawa ci dice però che hanno elaborato una filosofia ed una visione della vita che aspira alla pace ed all'esistenza tranquilla e armoniosa, laddove in occidente il pensiero politico dominante ha sempre subordinato la pace alla guerra (“si vis pacem, para bellum”).

In un libro che è tutto un manuale su come avere una vita lunga e felice, Ohsawa dice anche (forse :-)) che chi vuole la pace deve pensare la pace. Non si arriva alla pace attraverso una guerra: l'idea deve precedere la sua realizzazione.

[1]Georges Ohsawa, “Lo Zen Macrobiotico o l'Arte del Ringiovanimento e della Longevità”, Edizioni La Pica, via Roma 22, Urbisaglia (MC), 2006

mercoledì 24 gennaio 2007

Adulti con pochi anni

La docente del corso a un certo punto sbotta:

E basta con questa storia che voi siete giovani! Voi non siete giovani! Siete adulti con pochi anni.

Nella stessa mattina, il giornale riportava un articolo su non so più quale ricerca sociologica che sostiene che oggi si diventa adulti a 35 anni.

Ancora un anno di gioventù, forse. Ma forse preferirei di no.

sabato 20 gennaio 2007

Tela Trans Terrestre

Curiosando un po', ho scoperto che la comunità dell' Interlingua/Latino sine flexione traduce “World Wide Web” con “ Tela Trans Terrestre ”.

Bello, no? È una traduzione fedele nel significato, e rispetta l'allitterazione dell'originale!

Perché non la usiamo anche in Italiano??

giovedì 18 gennaio 2007

In e Out

Leggo sul giornale di oggi delle discussioni sulla proposta di legge per permettere alle coppie di scegliere se dare ad un figlio il cognome della madre, del padre, o di entrambi.

Il giornale si dilunga a spiegare le varie possibilità; le commenta; riporta le soluzioni adottate negli altri paesi europei; intervista e riporta pareri.

Poi, in una frasetta sola sola, butta lì che non si “potrà più parlare” di figli naturali e figli legittimi, ma solo di “figli nati dentro il matrimonio” o “fuori del matrimonio”.

Quindi, tra breve, i figli saranno in o out. Come le giacche, i mobili scuri o i pantaloni a zampa di elefante.

Ma perché? Che differenza fa se un figlio è nato dentro o fuori il matrimonio? Non era il caso di farla finita con questa assurda distinzione e basta? Non venitemi a dire che è condiscendenza verso l'elettorato cattolico... non ci credo...

mercoledì 17 gennaio 2007

Brataccas

Internet è un luogo meraviglioso per ridare luce e nuovo smalto ai propri ricordi, per tirare fuori ogni singolo quadretto dalla soffitta della mente, ancora impolverato di nostalgia...

Ecco, io ricordo Brataccas, il primo gioco che ho avuto per il mio Atari ST, ed anche uno dei pochi che abbia mai terminato... :-)

Era arrivato in una custodia di plastica verde e nera, che conteneva il dischetto (da 720K, all'epoca bastava), con una etichetta verde e nera con scritto BRATACCAS in caratteri di macchina da scrivere (all'epoca ci si arrangiava), e un manuale con la copertina verde e nera, o, meglio, la traduzione del manuale (all'epoca non si parlava ancora inglese :-)).

You are now Kyne. Kyne is our hero. Si era uno scienziato, un ingegnere genetico (all'epoca, si era avanti, si era), accusato ingiustamente, e ci si era rifugiati in una base spaziale per dimostrare la propria innocenza.

Mo', un bambino inglese avrebbe letto nel manuale che “somewhere evidence must exist” ed anche “The evidence!!!!!! What is the evidence?”... Ma nel mio manuale, con la copertina verde e nera e il nome del rivenditore Francomputer (all'epoca, non si era pirati, diciamo piuttosto che c'era un circuito alternativo del software), questa frase era tradotta: “L'evidenza!!!!!! Cos'è l'evidenza???

Che rendeva tutto molto, molto, più filosofico, ammetterete. Brataccas non era più un videogioco con una trama standard a fare da sfondo a lunari schermate di azione e di esplorazione. Diventava un'avventura alla ricerca di un significato, che doveva essere sotto i nostri occhi ma che noi non sapevamo vedere. Era Zen, quasi.

Poi, un giorno, ho scoperto che l'evidenza erano dei documenti. Ho finito Brataccas. Quel giorno ho scoperto che “evidence” in inglese vuol dire anche “prova”. Quel giorno, credo, ho iniziato a diffidare sommessamente e sotterraneamente dei traduttori.

Però, nel frattempo, mi ero divertito :-).